lunedì, dicembre 29, 2003

Libri natalizi
Uno degli aspetti più interessanti di questo periodo dell'anno è la valanga di libri che consuetamente giunge in casa mia. Quest'anno non è stato da meno e a conti fatti il bilancio è stato più che positivo.
Marco mi ha regalato “Capire il potere” di Noam Chomsky , Elisa “Le correzioni” di J.Franzen, due titoli desiderati e sfacciatamente richiesti.
Il mio amico filosofo mi ha invece spontaneamente donato i "Racconti notturni" di Hoffmann e le "Poesie d’amore e libertà" di Prevert , ricambiato con una raccolta di poesie di V.Hugo.
Dalla Manu mi è invece giunta la ormai celeberrima Versione di Barney , titolo indispensabile e immancabile che rincorrevo da tempo.
Felice e orgogliosa del bottino librofilo, dulcis in fundo …giunge Luca, grande, spassoso, ventennale amico di famiglia…che mi consegna il distinguibilissimo ennesimo pacchetto librofilo.
Lo scarto curiosa e si rivela ai miei occhi il seguente inquietante titolo:
“Shanna” di Kathleen E.Woodiwiss “la regina indiscussa del romance”. Sul retro un giudizio dal New York times che raccomanda questa signora come “la scrittrice più amata d’America” autrice dei seguenti emblematici , nonchè eloquenti..., titoli :
“il fiore e la fiamma” “ il lupo e la colomba” “magnifica preda” ‘fiori sulla neve” “petali sull’acqua”……
(Wow…chekkiulo…mi mancava proprio un libro rosa....)
Luca mi guarda ansioso mentre la mia pelle arrossata comincia a trasudare imbarazzo dinanzi a lui che, trepidante, mi interroga curioso alla disperata ricerca di una entusiastica conferma che il mio viso non riesce proprio a recitare…
“ Ma lo hai già letto?????”
…”No no…stai tranquillo”…
”pfui..che culo…”

Beh che dire……Luca è certamente uno dei più cari amici , ma ora che ci penso…è lo stesso amico che un anno fa mi ha regalato “Vicolo della duchessa” di tal Sveva Casati Modigliani…(già frettolosamente fatto sparire...)
E dire che la mia seppur modestissima libreria …è in bella vista nell’area salotto di casa ...pronta a raccontare all'ospite CHI abita sotto a questo tetto…
…al punto che ora non posso che domandarmi se ho un amico incurabilmente distratto…o se semplicemente si tratta dell’ennesimo furbacchione che sta riciclando i suoi scarti natalizi indesiderati....

domenica, dicembre 28, 2003

.."Piuttosto che intravedere, mi sembrò esser percosso da un vento di dolore, da un nembo di sciagura, da uno schianto di passione selvaggia. Ascoltami. Non dimenticherò mai quel Cristo. Era di terra? era di carne incorrotta? (...)Infuriate dal dolore, dementate dal dolore erano le Marie. Una, presso il capezzale, tendeva la mano aperta come per non vedere il volto amato; e il grido e il singulto le contraevano la bocca, le corrugavano la fronte il mento il collo. Ascoltami. Puoi tu imaginare che cosa sia l'urlo pietrificato?(...)"
Gabriele D'annunzio da Le Faville del maglio

La scultura non è certamente una delle forme artistiche che prediligo. Vuoi per incompetenza, vuoi per una netta predilezione per la pittura, in vita mia raramente è capitato che provassi forti emozioni dinanzi a un opera scultorea.
Tanto per citare un esempio , dinanzi alla celebre Ilaria del Carretto di J. della Quercia rimasi indubbiamente stupita a fronte della perfezione di quei lineamenti e di quella veste che rendevano quasi viva la salma della donna…ma al di là della pura constatazione del bello..nessuna emozione mi trafisse.
Nulla di quanto è invece accaduto ieri.
E chi l’avrebbe mai detto…proprio nella mia città.
Bologna, via Clavature.
Mercato del pesce, via vai frenetico del sabato pomeriggio.
Passo quasi casualmente per questi vivaci viottoli del centro cittadino.
E capito davanti a una piccola chiesa che non ho mai visitato.
Santa Maria della Vita.
Istantaneamente rammento che qualcuno mi ha detto che proprio qui risiede una splendida opera di Niccolò dell’Arca. Così entro senza troppa attenzione seguendo velocemente frecce e indicazioni per il Compianto. Eccolo.
Nel buio noto le sagome di 6-7 statue.
Inserisco i 50 centesimi necessari per illuminare la composizione a grandezza naturale.
E istantaneamente si staglia dinanzi ai miei occhi la più cruda e struggente rappresentazione del dolore che mi sia mai stato dato di vedere in un’opera d’arte. Un’opera d’arte della seconda metà del 400' di cui fino a pochi giorni fa ignoravo l’esistenza , un’opera che è ritenuta da molti studiosi come la più importante terracotta di tutto il Rinascimento italiano.
Si tratta di un gruppo di figure , la Madonna, Maria Maddalena, Maria di Cleofa, San Giovanni l’apostolo, Giuseppe d’Arimatea e Salomé che piangono la morte di Cristo. Ciascuna di loro esprime in maniera differente ma egualmente intensa una disperazione, un dolore che è vivo come nella vera carne sui loro volti, un dolore che inaspettatamente mi sorprende, mi trova impreparata, mi lascia disarmata e indifesa.
In balia di un’emozione che da tempo l’arte non riusciva a regalarmi.

RIFERIMENTI:

Di Niccolò dell'Arca l'opera più importante è l'Arca di San Domenico, presso la Chiesa di San Domenico a Bologna

Breve storia del Compianto

rif. Gabriele D'Annunzio





giovedì, dicembre 25, 2003



....bello, davvero bello...
....Gustare i tortellini di mamma con la tovaglia rossa di fiandre , col sottofondo dell' Oratorio di Natale di Bach e le candele accese. Poi ...... udire uno scampanellio proveniente dalla tromba delle scale , leggere lo stupore sugli occhi sgranati dei bambini, le luci che si abbassano ....e un grande omone dal passo pesante, con la barba bianca e vestito di rosso che deposita sul pavimento del salotto i regali aspettati.
Questo è il mio Natale , un giorno di serenità e di silenzi, di ritmi lenti e ovattati, nel tepore di una famiglia sempre in fuga ma che oggi si è riunita qui, attorno al focolare.

Tanti Auguri di Buon Natale a tutti .

lunedì, dicembre 22, 2003

Poi è tutto finito.
Le 18, orario insolito per la notizia comunicataci dallo stesso medico che 5 giorni prima ci aveva ricoverati.
E subito dopo di lui… l’ultimo pasto.
L'ultima visita di amici che ci colgono ormai sulla porta, pronti a lasciare l'ospedale.
L'ultimo antibiotico.
L'ultima telefonata a casa. E non c’è notizia migliore per Alex che sta per partire per venirci a far visita, e che dopo aver riposto il ricevitore resterà invece nel nostro nido .
Riempirà di legna la stufa, metterà un po’ di essenza aromatica nel bollitore e accenderà le luci del nostro albero.
Ultimi saluti, ultimi convenevoli ....e poi finalmente siamo fuori, sulla macchina di papà che nel buio ci rapisce e tra il frastuono del traffico e dello smog ci porta via con sé, lontano dalla frenesia, sulle mie strade di campagna, tra le colline e i ritmi pigri della mia amata e odiata provincia.

“Mamma, ma ci sono più alberi o più case???”
“In città ci sono più case e meno alberi; dove abitiamo noi invece ci sono più alberi e meno case…”


Si……indubbiamente nei miei posti tutto è più silenzioso.
E stasera è un magico silenzio quello che mi circonda nel buio.
Un silenzio rotto soltanto dai latrati di Jack e di Rudi che esagitati ci accolgono al nostro arrivo.
Poi finalmente sono le luci calde della mia casa, il grande albero di Natale e gli occhi emozionati di Alex che rivelano tutte le sue ansie in poche parole
“Questa casa era davvero spettrale senza di voi…”
Emanuele si tuffa a capofitto tra i suoi dimenticati giocattoli, mentre io , dopo giorni di tensione , sento improvvisamente che le forze stanno venendo meno e che non posso che lasciarmi andare sul divano a un sonno liberatore. Un sonno da cui mi sveglio soltanto nel mezzo della notte , con la coperta di lana rossa ancora addosso e con le luci dell’albero accese. Con quel minimo di forze sufficienti a prendere in mano lo spazzolino e a trasferirmi in camera da letto. Non senza gettare il consueto sguardo nella camera di Emanuele che russa beato con una gamba e un braccio a penzoloni fuori dal letto.
Mi tuffo nel letto tra le braccia di Alex che inconsce mi accolgono tra di loro.
Con gli occhi ancora aperti nel vuoto, perdendo e sfumando lo sguardo nell’oscurità .
Senza smettere di ringraziare ancora una volta iddio per non avermi girato le spalle.

venerdì, dicembre 19, 2003

Vita d'ospedale

Il reparto pediatrico è con ogni probabilità l’unica nota di colore in questa grande struttura di cemento che ospita il principale ospedale della città. I suoi muri sono coperti di enormi puffi , di stelle e di pupazzi colorati . Li guardo, sotto queste spettrali luci al neon che notte e giorno illuminano i corridoi. Così, nella calma generale dell’alba ,a metà strada tra la noia e curiosità, mi spingo a far capolino nella stanza illuminata attigua alla mia. Per scoprire una sorta di piccolo asilo , ben rifornito di libri e giochi, di tante piccole sedie e di un televisore. Entro.
Leggo alcune insegne affisse ai muri. Scopro che qui si alternano , mattina e pomeriggio, enti di volontariato che tramite ragazzini motivati animano i bambini impegnandoli in giocose attività creative .
A dire il vero , al momento, in questo reparto i bambini sono fortunatamente assai pochi , e le volontarie ancora minorenni che conoscerò di lì a poco…saranno sempre paradossalmente in numero maggiore.
Ed è uno strano effetto quello che provo dinanzi a queste ragazzine animate da ideali più grandi di loro…
Ideali racchiusi in corpi ancora così acerbi e inconsapevoli.
E’ forte il disagio che avverto simultaneamente, ripensando a quanto io, in adolescenza , fossi animata da ben più frivoli pensieri, tanto votata all’utile personale quanto poco a quello sociale.
Non è una sorta di pentimento quello che mi pervade, quanto più un ripensamento che vede come oggetto il tempo …..
un tempo che corre veloce senza dar tregua e possibilità di riscossa.
Così mi soffermo solo per un attimo….a piangere sul tempo perduto. E sono le urla dell’infermiera di turno che mi risvegliano richiamandomi all’attenti per l’imminente visita dei medici.
Che a dispetto di ogni mia più pessimistica aspettativa…sono tutti incantevoli.
Chissà.... sarà che paiono usciti dal cast di PatchAdams ....
Sarà che non mi aspettavo di poter mai incontrare medici così giocherelloni.
Uno di loro apre la bocca a mio figlio con un attrezzo a forma di coccodrillo mentre un altro dispensa battute a ripetizione raccogliendo gli ingenui e sinceri sorrisi di questi piccoli .
Ma dove sono finita…cosa è mai questo… un piccolo frammento di buona sanità?
O forse trattasi soltanto di una piccola oasi felice in questo gigantesco mostro di cemento?
Forse , banalmente, un’insieme di circostanze hanno fatto si che le cose andassero tutte per il verso giusto attorno a me.
Si, perché la verità è che finalmente Emanuele non ha più la febbre .
E la maschera di inquietudine che indossavano i medici ieri..è oggi stata sostituita da un sorriso che semina fiducia.
E questo è ciò che conta in questo luogo di lacrime e di redenzione dove tutto pare perfetto tranne gli infermieri.
Raro trovarne qualcuno capace di svolgere autonomamente e senza pecche il proprio lavoro....

La prima ausiliaria che viene a farmi visita è una giovane infermiera che deve programmare la pompa elettronica che regola il flusso del flebo di Emanuele. Ma non è capace di settare il timer. Decido di restare in silenzio e di cronometrarla. Per 7 minuti tenta tutte le combinazioni possibili con i 10 tasti che ha a disposizione. E non si arma di umiltà per chiedere aiuto a una collega. Semplicemente opta per ricorrere alla manovalanza e, orologio alla mano, si sostituisce lei stessa al timer, andandosene e ritornando dopo 15 minuti per staccare il trabiccolo, smontare di turno e infine tornarsene serenamente a casa dopo aver espletato 'autonomamente' e 'con successo' le proprie mansioni..
Ascolto senza troppo interesse i commenti di qualche mamma.
"Al bambino di due anni della stanza accanto hanno tentato di iniettare una dose doppia di cortisone , dimenticandosi di quella appena iniettata da un collega!!"
" Al Francesco si sono intestarditi a voler iniettare l’antibiotico di un altro paziente e se non me ne accorgevo io..."
Mah...fortuna vuole che ogni mamma, dinanzi al proprio cucciolo, non è altro che un aggressivo felino , dotato di unghie graffianti e pronto a sbranare chiunque mini l’incolumità dei propri figli. Ed è forse soltanto questa l’arma di salvezza che in questi luoghi preserva dalla maggior parte delle disattenzioni causate fondamentalmente dalla stanchezza, ma anche , purtroppo, da superficialità e negligenza.

Poi non si può dimenticare le donne delle pulizie.
Sono 'efficientissime' in termini di velocità.
Chissà, forse sono pagate a cottimo.
Lo deduco dai 5 minuti scarsi che impiegano per passare il loro scopone sul pavimento di tutta la stanza.
A farci due conti, di questo passo, una di loro è sufficiente per pulire l’intero ospedale.
E il risultato pare davvero soddisfacente... fintanto che il sole decide di sorgere sopra i tetti della via Emilia, illuminando orizzontalmente il pavimento della stanza e portando alla luce ogni genere di porcheria adagiata su questa superficie che è davvero tutto tranne che linda.

Di questi giorni poi, si dice che debbano giungere anche visite istituzionali e promozionali.
Pare debba arrivare il Gabibbo, tizio, caio e sempronio.
E infatti il lungo pomeriggio viene interrotto dal trionfale arrivo dei giocatori della Fortitudo.
Uno di loro ,vestito da Babbo Natale, porge regali a tutti quanti i festanti bambini, ben più allettati dal pacco che si trovano per le mani, che dalla presenza di queste ciclopiche celebrità a caccia di gloria.

E così, passo dopo passo...la lunga giornata in ospedale volge a termine .
Col calare del sole ancora una volta l’ennesimo pasto.
E con esso una strana sensazione di deja-vu .
Tutto sommato...è un pò come trovarsi su un volo transoceanico…dove i tempo lentissimi di viaggio…sono scanditi soltanto dall’arrivo di hostess intermittenti recanti alimenti e bevande.
E così ecco in arrivo l’ennesimo vassoio per mamma, e l’ennesimo vassoio per bimbo.
E' sempre con una certa curiosità che apro questo coperchio termico.
Sotto al quale , di sorprese, c’è di consueto assai poco.
Tra le altre cose nel mio vassoio trova sempre rigorosamente posto una mela cotta.
Che io debba attribuire un recondito significato a questa deprimente dieta inflittami ?
Mah..
in realtà non ho proprio voglia di spendere energie in impegnative elucubrazioni.
Tempo pochi secondi e nella stanza si diffonde a macchia d’olio la notizia che è stato catturato Saddam Hussein .

Fuggi fuggi generale.
Medici, infermieri, inservienti e pazienti ….. tutti radunati nel piccolo asilo al cospetto del dio televisore.

Nella stanza il deserto.

Soltanto io.
Ed Emanuele.
Resto immobile a gambe incrociate sul mio letto.
Sto pelando un kiwi , lo taglio a pezzettini e lo cospargo con lo zucchero in bustine di cui è pieno il mio cassetto.
Pelo.
E penso.
Penso che in fondo nemmeno questo è un paradiso terrestre.
Ma soltanto un ospedale , con tutte le sue sorprese , le sue indignazioni e le sue contraddizioni.
Sarà per questo che è sempre bello alle 7 del mattino scorgere tra queste mura la grande sagoma di Alex che infagottato entra dalla porta con un espresso fumante e un cartoccio profumato tra le mani.

Sarà per questo che il mio sguardo curioso corre veloce come un fiume in piena sfiorando oggetti…persone…parole…...ma si arresta soltanto sul faccino sorridente del bambino che , a bocca aperta, aspetta trepidante che io gli porga il prossimo boccone .

mercoledì, dicembre 17, 2003

Un venerdi quasi qualunque.
Il termometro incandescente da ormai troppi giorni, unica nota stonata di un dicembre che è ormai di festa.
Ma sono gli occhi di mio figlio che accendono un allarme.
Due occhi spenti, vuoti , senza vita.
Nel corpo di un bimbo che fino a 4 giorni fa pareva animato da folletti tormentosi.
La pediatra lo visita , e mi spedisce d'urgenza in città per un'analisi del sangue.
40 km di angoscia, col suo corpo bollente tra le braccia, con quel filo di vita che ancora gli permette di stupirsi dinanzi alla bellezza della neve….
Poi il pronto soccorso.
La visita.
E l'agitazione generale.
Aspettando l'esito di queste bramate analisi.
Tutti sono gentili.
Troppo gentili...
Non ci lasciano in mezzo a un corridoio ad aspettare.
Anzi...ci accomodano tra mille premure in una stanza dove viene preparato un letto per mio figlio, un pasto , e dove viene anche rifornito di pennarelli e carta per colorare.
Ma sono soltanto io che inforco qualche colore e prendo a disegnare cerchi concentrici.
Sotto lo sguardo inebetito e sfumato del mio bambino.
Tempo poche decine di minuti .
E il dottore convoca me.
Cristo...soltanto me.
“Signora..suo figlio ha un’infezione ...importante, dobbiamo ricoverarlo immediatamente”
”Ma come…”

Una strana agitazione continua a ruotare attorno al mio bambino.
I cui sintomi paiono equivoci e fin troppo simili a quelli di una grave malattia infettiva.
A dispetto delle disattenzioni che lamentano altri genitori...vedo un susseguirsi di medici che , anche in borghese, si accingono a visionare mio figlio , studiandone la motilità della testa e del collo a caccia di qualche segnale incoraggiante che sfati un pericolo sospettato.
Stanca e stremata…mi sforzo di capire se questo interesse sia autentica preoccupazione o soltanto il diversivo scientifico del giorno. Ma non ha alcuna importanza.
Non oggi. Non ora che la febbre non accenna a diminuire cavalcando i 40° senza tregua .
Ci assegnano una stanza e un letto. Anzi 2.
E’ una grande stanza da 8 letti che ospita 4 bambini e 4 mamme.
Ma la stanza si anima di vita soltanto quando due infermiere si accostano a Emanuele per forarlo con la farfallina che col suo ago lo attaccherà ininterrottamente per i 5 giorni successivi a ogni genere di intruglio antibiotico e non.
Ma due infermiere non bastano a tal fine.
Soltanto in 4, e con l’aiuto della sottoscritta, si riuscirà a domare questo bambino che il timore dell'ennesimo foro...riesce ad animare di una forza inaspettata.
Poi finalmente la tregua.
E il sonno.
Un lungo sonno che al mattino successivo lascia sul letto sudore e febbre.
Sul viso di Emanuele nuove macchie, segno che l’infezione è ancora lungi dall’essere sconfitta.

Ma anche un sorriso.
E la speranza che questo possa essere un giorno migliore.

(to be continued)

lunedì, dicembre 01, 2003



"Rispetto agli altri istinti e impulsi elementari, le emozioni dell'amore, della pietà e dell'amicizia sono troppo deboli e troppo impacciate per condurre la società umana a una condizione di vita accettabile"
Albert Einstein, Morale ed emozioni