martedì, settembre 23, 2003

Romanticherie

...Io e lui stiamo guardando la televisione assieme...
All'improvviso .....mi volto nella sua direzione e mi accorgo che mi sta guardando...
Egli scuote la testa sbalordito, come se d'improvviso avesse scoperto di essere vittima di un sentimento troppo forte per essere dominato... mi guarda e sussurra...
"sei..sei...sei una cosa belllissima......
poi col suo dito indice mi sfiora il naso...
" Guarda che bel nasino..."
.. prosegue la sua esplorazione sfiorandomi le labbra" ..Che bella bocca.."
e infine posa i suoi occhi languidi sui miei
...." Che occhi meravigliosi...."
Si avvicina con lo sguardo ancora perso nel mio
" Sei così bella tu....ma dimmi..come potrei io a vivere senza di te?
Sono commossa..... lo accolgo tra le mie braccia e lo stringo a me e finalmente gli rispondo..
" Amore..ti voglio così bene....sono io che non potrei vivere senza te
... e poi sai ..tu sei così dolce... e devi sapere che ... di uomini dolci come te...ce ne sono davvero pochi...
Aspetta qualche anno..e vedrai che se sei ancora così....tutte le bimbe si innamoreranno di te Emanuele !!!"

lunedì, settembre 22, 2003

SEGRETI

Parte 1 / NOTTE INDIMENTICATA
Ci incontrammo per la prima volta 5 anni fa. Sdraiate sui materassini del corso di preparazione al parto, io con la mia pancia.
Cristina con la sua, frutto di una notte rubata, pianta e mai dimenticata.
La incontrai di nuovo molti mesi dopo, per le strade del paese. Tra le affollate vie del mercato io, con un fagotto azzurro tra le braccia. Lei con un fagotto rosa tra le sue.
Nacque così la nostra amicizia. Un invito buttato quasi per caso in gesto di cordialità, prima di salutarci, nelle vie affollate della città.
Di lì a breve furono frequenti le domeniche invernali trascorse assieme. Io e lei sdraiate sui divani davanti al focolare con gli occhi vigili sui nostri piccoli che azzardavano i primi passi, le prime parole, le prime scaramucce.
Sara, la sua bambina , era il frutto di una notte d' amore, frutto di una notte d’inverno in cui Cristina non aveva saputo rinunciare al desiderio di rifugiarsi nel calore delle braccia di un lui senza nome, uomo che era stato tale soltanto sdraiato sul corpo di lei e mai invece coi piedi per terra. Uomo che aveva deciso di lasciarla sola prima coi suoi dilemmi e poi col fardello di questa piccola vita da crescere chiamata Sara.
Sara, figlia inaspettata, indesiderata, dal padre rifiutata.

Io non posi domande a Cristina.
Mai. Mentre Cristina, a testa alta, ostentava quasi con orgoglio il frutto del suo amore clandestino.
Come se avesse furtivamente rubato e conservato gelosamente per sé… il frutto dell’amore impossibile che le aveva imprigionato il cuore.

Parte 2 / UOMO A META'
E' agosto. Una calda sera di agosto. Io e Alessandro siamo ai giardini pubblici assieme a Cristina e a Sara. Sdraiati sull'erba vediamo giungere da lontano una coppia seguita da una bambina. Si tratta di amici di Torino di Cristina e lei ce li presenta quasi esagitatamene nel buio di questa sera senza luna, tra gli unici bagliori colorati di scivoli e altalene. Disinteressata resto sdraiata sul prato in disparte, osservando i bambini giocare, le stelle cadere, ristorata dalll'erba umida, cullata dal ritmo vivace della musica che proviene dagli stands della festa che ha luogo a poche decine di metri da noi. Osservo Alex , che di spalle assieme a Renato beve birra a un tavolo... mentre Cristina pare così stranamente poco interessata a conversare con l'amica torinese.
Osservo i bambini, cercando con sempre maggior curiosità di vedere nel buio il viso fuggevole della bambina torinese, Sofia, che come un folletto corre spensierata coperta dal mare di riccioli biondi che la nascondono e fanno da scia alla sua agile figura.
Così, quando Sofia mi passa accanto la afferro giocosamente tra le braccia . Come una moviola il suo viso si scopre a me attimo dopo attimo rivelandosi. Mi guarda, mi sorride.
Per fuggire di nuovo.
Lasciandomi muta. Pietrificata.
Sofia.. Sara.. Sofia.. Sara....I due nomi si inseguono vorticosi nella mia mente….mentre è quasi meccanico per me alzarmi in piedi e con una scusa qualsiasi avvicinarmi al tavolo in cui siede mio marito assieme a Renato. Sotto alle luci di questo banchetto all'aperto guardo Renato.
Vedo Renato
Segreti irrivelati celati dalla mente si svelano prepotenti su questi piccoli occhi, su queste piccole bocche, su questi piccoli nasi, su questi capelli……
Sofia...Sara.. Sofia... Sara.....vortice nella mente che mi insegue lasciandomi senza alcun dubbio...

PARTE 3 / FESTA
E' il compleanno di Sara. A metà della festa arrivano Renato e Sofia.
Mi siedo in disparte con le mie due tartine , fingendo di interessarmi a discorsi altrui, ma con l'attenzione puntata sulla mia amica che oggi pare animata da una strana verve, da una strana carica che la induce a muoversi energica e sinuosa tra i tavoli degli invitati, con un occhio di riguardo per Renato , sempre primo a essere servito e interpellato. Renato che sotto alla luce del sole è tanto simile all’ignara Sara quanto all’ignara Sofia, figlia legittima non ancora nata quando lui ,maldestro avventuriero, le regalava una sorella di madre diversa.

PARTE 4 / IN DISPARTE
In silenzio resto in disparte a osservare gli sguardi, le parole, le storie della gente.
Cristina, che da tanti anni dice di cercare un papà per la sua bambina che pare non riuscire a trovare.
Cristina, i cui occhi ho visto per la prima volta illuminarsi dinanzi a un uomo che non sarà mai suo, un uomo che ha seguito i primi passi, le prime parole di una bambina che ha per nome Sofia e non Sara.

In disparte osservo la vita che va avanti, coi suoi silenzi e i suoi segreti, al ritmo del tempo che scandisce incessante i suoi minuti.
Mentre per Cristina il mondo si è fermato tra le braccia di un uomo.
In una fredda notte d'inverno. Di 5 anni fa.

mercoledì, settembre 17, 2003

Campione

Dolomiti, settembre 2003.

Stiamo percorrendo il sentiero che collega due rifugi.
Emanuele è lento, storicamente e perennemente stanco, pigro più che mai... e si fa trascinare svogliato e senza
alcuno stimolo verso la meta. Unico modo di distrarlo...è lasciarsi da lui coinvolgere in una interessante conversazione....

-Mamma mi spieghi una cosgia???
-Mo certo....
-Mamma....ma come si fa a far nascere una femmina invece che un maschio?
(oh oh...mo che fo'???)
-Non si può scegliere Lele.... hai presente come nascono i fiori?
-Scii certo....nascono da un semino..
-Ecco, anche i bimbi nascono da dei semini. E i semini chi ce li ha?
-la mamma?
-nooo....sennò la mamma potrebbe fare i bimbi da sola ...mentre invece chi ha i semini...
-pappàaaa!!!
-Esatto. Poi succede che il papà mette i semini nella pancia della mamma ..e a quel punto inizia la gara.
Una corsa di velocità tra semini.
I semini si mettono a correre velocissimi e bada bene che...ci sono semini maschi e semini femmine che sgomitano, urlano tutti impazziti e veloci per arrivare primi . Poi succede che quello che è il più bravo, il più veloce di tutti vince la gara e ..POMFETEEE! si attacca come una sanguisuga alla pancia della mamma e non la molla più!!!

- Ma tutti gli altri perchè non restano lì?
-Secondo te la mamma potrebbe ospitare dentro alla propria pancia centinaia di bimbi?
-Noooooo
-Infatti, solo il semino che vince ha come premio quello di restare nella pancia della mamma e di diventare il suo bimbo. Ma tu Emanuele ... sai cosa significa questo?
-No?
-Che tu per una volta sei stato campione, sei stato il più bravo, hai vinto una corsa e sei arrivato primo!!!!

Il suo sorriso compiaciuto e smagliante pone fine alla raffica di domande.
Bene bene, anche per questa volta è andata grassa.
Mo' vedremo un pò che fare .....quando gli verrà in mente di chiedermi.... come fa il papà a mettere i semini nella pancia della mamma.....

martedì, settembre 16, 2003

Agosto. Compleanno.
Elisa, grande lettrice, mi regala un libro "Il mercante di fiori" di Diego Cugia. Poi, forse per caso, forse no incontro sul web questo BLOG

Leggo l'ultimo post .......

PAROLE PER UN MOVIMENTO DI RESISTENZA CULTURALE

Sotterranei della Stazione Termini (Roma)
Domenica 7 Settembre 2003. Ore 11,27

(Meno 230 giorni, 20 ore, 33 minuti, alla caduta del governo Berlusconi)

Ho soltanto me stesso da darvi, un vocabolario, una penna. Vivo ai margini, in silenzio, solo. Questo giornale mi ha restituito la libertà di scrivere e di mantenermi che mai, fino a ieri, mi era stata negata. Non sono un martire né uno sconfitto, non muoio di fame e non soffro di un male incurabile. I miei tic, vizi e piccoli orrori non posso certo imputarli a questa società. Faccio sogni sempre più corti: una piccola casa fuori città, una battuta di pesca notturna, il sorriso gentile di un estraneo, una teoria originale, l'ultima donna che avrò. Di conseguenza, ho cento e una ragione per considerarmi un italiano felice. Ma non posso esserlo, non ci riesco, è più forte di me. Un codice interiore, l'educazione dei miei padri, una parola che non trovo, mi proibiscono di vivere serenamente. Perché non sono un emigrante in Cile sotto Pinochet; non sono un clandestino in Russia sotto Stalin; non sono uno studente pacifista arabo nell'America di Bush.
Io sono un italiano. Ma questo non è più il mio Paese. Straniero mi ero sempre sentito, ma è una categoria dell'anima. Clandestino una vocazione del cuore. Vagabondo una passione. Senza patria no, è uno stato civile. Vivi e non vivi. Esisti ma è come se non ci fossi. Parli ma non hai più voce. Ti senti soffocare ma sai che nessuno correrà in tuo aiuto. Il ponte che ti univa con radici profonde e secolari agli altri e al tuo Paese è stato fatto saltare. Sei dentro e fuori, solo insieme, libero in carcere. Sei un italiano senza l'Italia.
Si può essere un cittadino apolide? No, è un controsenso. Ma io sono certo che migliaia e migliaia di persone, in questo momento, stanno pagando questo controsenso sulla loro pelle. Io sono certo che migliaia e migliaia di italiani, nella testa e nel cuore, si sentono derubati dalla loro appartenenza civile. Io sono certo che migliaia e migliaia di presenze invisibili, in Italia, saluterebbero, come una liberazione, la nascita di un grande movimento di resistenza culturale.
Io sono certo di non essere solo.


Bello.
Bell'incontro .
Piacere di conoscerti Diego. Io sono Aglaja.
Domenica è venuta a trovarmi Alice.
Mia coetanea, sposata, grande lavoratrice, grande carattere.
Con le sue 2 piccole bimbe di 6 mesi e 2 anni.
Decisa e pronta a sfornare al più presto "almeno altri 2 figli".
La sera, a porte chiuse, io e Alex ci guardavamo in faccia ancora esterefatti da tanta determinazione.
Noi, nascosti dietro ai nostri egoismi quotidiani.
Noi, che riusciamo a stento a sopravvivere ai ritmi di un figlio solo.

sabato, settembre 13, 2003

"Qualche anno fa abbiamo avuto un presidente che ci ha mentito a proposito delle sue avventure sessuali. Per un incidente divertente ma poco serio venne chiesto l'impeachment. Oggi abbiamo un presidente che ci ha mentito sulle ragioni che hanno portato alla morte di duecento soldato angloamericani e migliaia di iracheni. Qui la questione è seria e per nulla divertente. Mi aspetto che il congresso faccia il suo dovere. " (un lettore di Newsweek)

...son proprio curiosa ..